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PREVENDITE DA ALBEROBELLO A MATERA: 327 1582 301
PREVENDITE DA MATERA AD ALBEROBELLO: 347 7229 239
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LA PUGLIA
È una delle terre più ricche di storia, di bellezza, di tradizione. Particolarmente sviluppato è l’artigianato con i suoi lavori in ceramica, cartapesta, ferro battuto, ricami. Il folk si manifesta in processioni, balli in costume, rappresentazioni. Dal Camping dei Trulli e dal Villaggio Agriturismo Raggio di Sole si possono raggiungere agevolmente, in pullman o in auto, vicine località di vestigia storiche, musei e villaggi caratteristici.
Alberobello, rappresenta il cuore della Valle dei Trulli. Alberobello fu fondata nel XV secolo dai conti Acquaviva. Alberobello è un pittoresco centro agricolo e turistico formato in gran parte da trulli che gli conferiscono, oltre ad una vaga aria fiabesca, notevole interesse architettonico riconosciuto nel 1996 Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Nella sola Alberobello ci sono circa 1.500 trulli di vario tipo. Alberobello, città dei trulli, occupa un terreno ricco di rocce calcaree stratificate, che offrono il materiale di costruzione che rende unica non solo l’immagine della stessa Alberobello ma tutto il territorio prettamenete limitrofo ad Alberobello. Le ragioni storiche del trullo di Alberobello come costruzione a secco sono riconducibili all’abuso di potere dei feudatari. Se si pensa che agli inizi del seicento i diversi nuclei familiari che si erano stabiliti nel territorio di Alberobello – attirati anche dalle franchigie concesse dai conti di Conversano – risultavano a tutti gli effetti abitanti della vicina Noci, si comprende benissimo la problematica presente al tempo nella oggi fantastica Alberobello. L’immagine del trullo di Alberobello è da sempre associata alla Puglia, dove affonda le radici Alberobello, come una delle espressioni più tipiche della zona. Presentandosi nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, i trulli trovano la consacrazione assoluta e monumentale nella città di Alberobello. Oggi i trulli di Alberobello sono circa un migliaio, presentando l’importante definizione di monumento nazionale dal 1930 e di recente entrati a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. A vederli da lontano i trulli di Alberobello appaiono grandi cumuli di pietre, ma raggruppate in alcune zone, come il centro storico di Alberobello, ci si immerge in una visione fantastica e unica. Dal greco “tholos”, il trullo è una costruzione a pianta centrale circolare o quadrata realizzato a secco. Alla sua sommità c’è una cupola a forma di cono realizzata in “chiancarelle”, pietre calcaree posate anch’esse a secco in cerchi concentrici e bloccate all’apice da una pietra (serraglia) e da un pinnacolo. La diffusione del trullo nel territorio di Alberobello risale al XVII secolo, durante il dominio del conte di Conversano Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, detto il “Guercio di Puglia”, il quale mirava a sviluppare un feudo indipendente dalla Corte di Napoli senza chiedere l’autorizzazione al Re. A questo scopo, oltre ad erigere nel 1635 una dimora per sé tutt’ora esistente ad Alberobello, fece trasferire un gruppo di coloni cui era concesso coltivare la terra e costruirsi un’abitazione, purché questa fosse realizzata a secco e non con calce, in modo da poter essere abbattuta velocemente in caso di ispezione regia. Nel 1779 la Selva si svincolò dal vassallaggio feudale divenendo comune Regio. Decadde così il vincolo di costruire solo case a trullo. Il villaggio prese il nome di Alberobello, toponimo derivante da “Sylva Arboris Belli” (selva dell’albero della guerra), da un querceto che anticamente ricopriva la zona. La prima costruzione difforme dai trulli (Alberobello) si può ammirare in Piazza Plebiscito: è la Casa D’Amore, eretta con malta e mattoni e persino dotata di un balcone, proprio di fronte alla dimora dei conti. Le mete da visitare ad Alberobello sono numerose: le stradine dei Rioni Monti e Aia Piccola si diramano tra una moltitudine di trulli che esaltano lo splendore della semplicità. Il trullo più grande è il Trullo Sovrano, eretto nella seconda metà del 700, l’unico con piano sopraelevato. Fa da sfondo il Santuario dei SS. Medici costruito sul finire dell’800. A forma di trullo anche la chiesa in stile Romanico-pugliese di S. Antonio costruita nel 1926. Diverse sono le zone panoramiche pronte a stupire i visitatori, invitandoli a respirare a pieni polmoni l’aria salubre e secca del vento di collina. Manifestazioni: Festival folcloristico nazionale ed internazionale “Città dei Trulli” (prima settiamana di agosto); Festa dei Santi Medici Cosma e Damiano (25-28 settembre).
Martina Franca è meta consigliata a tutti gli appassionati del barocco e dei palazzi signorili. La città, che sorge su una collina che domina la Valle d’Itria, a 431 metri sul livello del mare, è uno dei maggiori centri della provincia di Taranto, con circa 45.000 abitanti. Fondata nel 1300 dal principe di Taranto Filippo d’Angiò, nel 1507 divenne feudo dei Caracciolo, che la trasformarono in una capitale del barocco pugliese: un “barocchetto” sobrio e leggiadro, personalizzato dalle maestranze locali. Nel 1668, il duca Petracone V Caracciolo vi fece costruire il Palazzo Ducale (opera del bergamasco Giovanni Andrea Carducci), meravigliosa struttura che si richiama allo stile dei sontuosi palazzi romani. Di straordinaria bellezza la basilica di S. Martino e S.ta Comasia, con portale e fregi che esaltano la fastosità del barocco. Incantevoli le stradine del centro storico dove si respira un’aria patinata di nobiltà, a cospetto di un patrimonio artistico-culturale ben conservato negli anni.Oltre alle sue bellezze architettoniche, la cittadina è nota per l’allevamento del cavallo Murgese, antico retaggio dei suoi primi abitanti, cavalieri provenzali, e dell’Asino catalano, importato in Puglia durante la dominazione spagnola. Ogni anno, d’estate, Martina Franca ospita il Festival della Valle d’Itria, una delle più prestigiose rassegne operistiche a livello nazionale, sin dal 1975. Caratteristiche le fiere e le sagre religiose del periodo estivo. Due volte l’anno si festeggia San Martino: l’11 novembre e la prima domenica dopo il 4 luglio.
Locorotondo dal latino locus rotundus, è un toponimo manifestamente medievale per indicare la rotondità del colle dove sarebbe poi sorto il paese. I primi insediamenti umani in Locorotondo risalgono al tempo della dominazione Bizantina cessata nel secolo XI con l’arrivo dei Normanni conquistatori. Locorotondo fu dapprima feudo del monastero benedettino di Monopoli, successivamente dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme ed infine degli Aragonesi. Il territorio di Locorotondo si presenta a pianta circolare, a 410 metri sul livello del mare, ed è caratterizzato da abitazioni rettangolari con tetti spioventi detti “cummerse” realizzati in chiancarelle, di cui è ricco il sottosuolo. Meravigliose ed incantevoli le stradine del centro storico di Locorotondo, dai muri bianchi di calce e dai balconi in ferro battuto ricolmi di cascate di gerani dai variopinti colori; il tutto in uno scenario romantico e suggestivo. Da girare in bicicletta sono le centotrenta contrade che compongono la campagna di Locorotondo, animata da uliveti e vigneti disposti con geometrica precisione. Da questi pregiati vigneti (Verdeca e Bianco d’Alessano) nasce il Bianco Locorotondo D.O.C., noto ben oltre i confini regionali, che unisce in sè la cultura e la tradizione contadina.Degne di nota a Locorotondo sono la chiesa della Madonna della Greca, divenuta monumento nazionale, e la chiesa Matrice dedicata al culto di S. Giorgio martire, costruita nel 1578. Locorotondo è tra “I Borghi più belli d’Italia”. L’importante riconoscimento per il centro storico di Locorotondo, entrato a far parte di un’importante gruppo di paesi più belli di tutto territorio nazionale, rappresenta l’ennesima conferma delle meraviglie naturali di Locorotondo e di tutta la valle dei trulli in Puglia.Di forma circolare e raggruppato attorno alla Chiesa Madre, il centro storico di Locorotondo si presenta con un particolare fascino, grazie all’uso della bianca calce che avvolge ogni antico edificio e stradella dell’abitato di Locorotondo. Grazie all’aministrazione e agli abitanti, Locorotondo non presenta segni di abbandono o di degrado. Il centro storico di Locorotondo non offre grandi magnificenze artistiche od architettoniche, ma colpisce per il suo insieme di ambientazioni graziose ed intime. Fuori dalla tradizione pugliese, le case di Locorotondo terminano con degli inconsueti tetti aguzzi chiamati cummerse. In particolare, volando sopra Locorotondo, si possono notare come i tetti siano costituiti da lastre calcaree (chiancarelle) che nascondono nella parte sottostante una volta a botte piuttosto rialzata. Questo tipo di copertura particolare del centro urbano di Locorotondo la si ritrova solamente in alcune delle campagne del circondariato di Locorotondo.Il panorama di Locorotondo vecchia, caratterizzato uniformemente da cummerse, suggerisce l’immagine di qualche cittadina nordica. Secondo alcune infondatate testimonianze, a Locorotondo in tempi passati ci sarebbero state influenze da parte di costruttori d’Oltralpe che avrebbero trapiantato a Locorotondo questo stile costruttivo.Dalla vecchia Porta Napoli, uno dei due ingressi principali di Locorotondo, si nota una antica struttura muraria con un arco lunato i cui conci sono ornati da motivi tardomedievali; di esso s’ignora l’originaria collocazione, probabilmente costituiva la presente porta di Locorotondo. L’antica sede del Comune di Locorotondo era costituita dalla Sala, un edificio non più esistente, ubicato di fronte al castello. L’attuale edificio, adibito a Biblioteca civica è centro di coordinamento di altre iniziative culturali che si svolgono durante l’anno a Locorotondo. In occasione della sua costruzione a Locorotondo, venne alterata l’antica via Maggiore, che andava sviluppandosi da piazza castello, attuale piazza Vittorio Emanuele II di Locorotondo, fino alla Chiesa Madre. La tozza torretta venne eretta nel 1819 per collocarvi l’orologio proveniente dal campanile dell’antica Chiesa Madre, facendo sentire i suoi rintocchi per tutta Locorotondo. Nel 1870 l’originaria costruzione fu rinnovata in alcune parti ingentilendola con la sovrapposizione di una edicoletta circolare, che un tempo costituiva uno dei due campanili minori fiancheggianti la cupola dell’attuale Chiesa Madre di Locorotondo. Attaccato a quest’ultimo spicca in Locorotondo il magnifico palazzo Morelli. Quest’unica dimora signorile di Locorotondo ha conservato integra l’impostazione architettonica barocca, di primo settecento, della facciata. A Locorotondo, appuntamento da non perdere nel mese di agosto è la festa in onore del patrono S. Rocco (16 agosto), che comprende oltre i vari momenti religiosi una “sagra degli involtini soffocati” (gnumeredde suffuchete, un fiore all’occhiello dell’ottima gastronomia locale dal sapore semplice e genuino) e la gara dei fuochi pirotecnici che segnano la chiusura dei festeggiamenti.
Cisternino, un importante centro di origine messapica, si affaccia per un versante sulla Valle d’Itria e per l’altro sulla costa. I Messapi furono un antico popolo che abitò il Salento ancor prima dei greci e dei romani. Nel Medioevo Cisternino fu abitato dai monaci basiliani profughi dall’Oriente in seguito a persecuzioni, e conserva ancora le “specchie” (monumenti funebri) e i “dolmen” (tombe ed altari) del villaggio pre-romano. Fu successivamente feudo di Monopoli.Le case del suo centro storico hanno un aspetto tipicamente orientale, con le corti nascoste e le scale esterne per collegare i piani. Incomparabile il panorama che offre lo scenario campestre della grande valle punteggiata dai trulli, apprezzata anche da movimenti religioso orientali che ne hanno fatto la meta delle loro comunità. Da visitare: la chiesa madre di S. Nicola di Patara di origine romanica che sorge sui resti di una primitiva cripta basiliana, il santuario della Madonna d’Ibernia e la torre di Porta Grande di origine Normanna che rappresentava la principale porta d’accesso al borgo antico. Il 15 luglio c’è la Fiera dell’Aia e di S.Quirico.Interessanti sono gli appuntamenti musicali e culturali in occasione di “Pietre che cantano”, nella Piazza principale del paese.
Ostuni Costruita su insediamenti messapici, Ostuni si presenta con un nucleo antico con stradine, piazzette e vicoli che in passato facevano capo alle cinque porte munite di torri. Il monumento più importante di Ostuni è la cattedrale, uno dei più noti edifici sacri di importanza regionale, specie per le caratteristiche della facciata con tre portali sormontati da rosoni a cerchi concentrici. Ostuni, con i suoi 33.000 abitanti, è una delle inconfondibili cittadine presenti nella zona sud-orientale della murgia pugliese, meglio conosciuta come “Murgia dei trulli”. Grazie all’evidente colorazione bianca che contraddistingue gli edifici, Ostuni vanta l’appellativo di “Città bianca”. Posizionata sulla sommità di una collina, Ostuni domina tutto il paesaggio sottostante caratterizzato da spianate di coltivazioni di ulivi, infatti Ostuni segna il limite tra la piana di ulivi e la zona collinare interna caratterizzata da trulli e muretti a secco. Da evidenziare la costa di Ostuni che presenta una serie di baie con coste frastagliate e con spiagge dalla sabbia bianca e fina. Accompagnato da un evidente macchia mediterranea, il litorale di Ostuni si presenta come uno dei più importanti della Puglia. Attigua al litorale di Ostuni è la Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto, un’area naturalistica di circa 1.100 ettari, dichiarata di interesse internazionale. Nella riserva di Ostuni, la splendida palude ospita acquitrini e dune con macchia mediterranea ed accoglie una ricchissima fauna, in particolare uccelli migratori acquatici. Da visitare l’area naturalistica di Lamacornola, a circa 5 km da Ostuni.La cosiddetta “lama” di Ostuni, rappresenta un fenomeno carsico tipico del paesaggio delle Murge, avente anche valore storico, accogliendo numerosi insediamenti rupestri utilizzati come abitazioni, oltre che luoghi di culto in epoca medioevale.Particolare è la “cavalcata in costume dei devoti” di Sant’Oronzo, protettore di Ostuni, dove, in corrispondenza della processione, si può osservare l’accompagnamento a cavallo con i devoti di Ostuni in costumi caratteristici.Mete da segnalare, oltre ai caratteristici locali ove assaporare prelibati piatti del luogo, sono le “Marine di Ostuni”, quali Villanova, impreziosita da un mirabile Castello del secolo XVI, Marina di Ostuni e Monticelli, ove ancora oggi permangono resti di un antico villaggio risalente all’età del Bronzo. Di grande interesse anche la Cripta di San Biagio, eretta nel 1148 presso la chiesa omonima, che presenta resti di affreschi ed iscrizioni latine.
Castel del Monte sorge su un’altura di 540 metri, circondata di boschi, da cui domina la vasta pianura circostante verso l’Adriatico. Questo maestoso castello, eretto nel 1240, è un segno tangibile della grandezza di Federico II di Svevia, imperatore germanico.Ha pianta ottagonale scandita da otto torri alte 29 metri, portale a timpano, strette finestre e ampi camini. Il castello, nel quale l’architettura gotica si fonde attraverso la tradizione romanica della regione con la classicità romana, fu spogliato della varietà dei suoi marmi nel Settecento. Per volere di Federico II, la posizione delle eleganti bifore e trifore dell’edificio fu studiata in funzione del valore simbolico e astrologico delle luci e delle ombre da esse proiettate sulle pareti. Il castello fu edificato su un’altura affinché fosse visibile anche dalle lontane marine dell’Adriatico.Dalle sue finestre lo sguardo spazia su gran parte delle Murge e del Tavoliere. Noto per la sua forma ottagonale, Castel del Monte è un castello medievale, dalle funzioni polivalenti all’interno dell’organico sistema castellare realizzato da Federico II di Svevia per governare il territorio, e da analizzare nei suoi rapporti con i principali castelli della zona. Il 29 gennaio 1240 l’imperatore Federico II firma un decreto in cui ordina di predisporre il materiale necessario alla costruzione di un castello situato presso la chiesa (oggi scomparsa) di Sancta Maria de Monte. Castel del Monte fu costruito tra il 1240 e il 1246, e i documenti attestano che l’Imperatore vi pose molta cura ma pare che egli non via abbia mai risieduto, infatti, secondo molti, la funzione abitativa di Castel del Monte è alquanto dubbiosa. Castel del Monte ha l’unicità della pianta ottagonale al cui centro c’è un cortile ottagonale, si pensa, originariamente occupato da una piscina. Agli angoli del poligono sorgono otto strutture, anch’esse ottagone, che hanno aspetto di torri ma la cui altezza non supera quella del corpo del castello. Strutturato su due piani, in ognuno di essi Castel del Monte comprende di otto sale trapezoidali tutte di dimensioni simili, ma caratterizzate da una sottile gerarchia a seconda del modo in cui comunicano tra loro o con il cortile interno. Non vi è fossato nè altra opera difensiva: infatti Castel del Monte non fu progettato per difendere un territorio, ma fu voluto dall’Imperatore per celebrare se stesso e il suo potere temporale, che si può denutare in lontananza con il suo aspetto di una corona che sovrasta la valle. I materiali utilizzati nel costruzione di Castel del Monte comprendono la pietra calcarea locale, bianca o rosata, il marmo, bianco o leggermente venato, e la breccia corallina, che svolgono ruolo importante nella percezione cromatica. Salvo brevi periodi di feste il Castel del Monte rimase per lo più adibito a carcere. Nel 1495 vi soggiornò Ferdinando d’Aragona, prima di essere incoronato re delle due Sicilie a Barletta. Il nome attuale del castello compare poco più tardi in un decreto dello stesso re, emesso da Altamura. Castel del Monte fu rifugio per molte nobili famiglie durante la pestilenza del 1656. Fin dal secolo XVIII, rimasto incustodito, fu sistematicamente devastato, spogliato dei marmi e degli arredi, e divenne ricovero per pastori, briganti, profughi politici. Nel 1876 Castel del Monte venne acquistato dallo Stato italiano e restaurato fino ad arrivare ai recentissimi ultimi interventi degli anni Ottanta, sino a diventare patrimonio mondiale dell’umanità. Castel del Monte è stato oggetto di studio che hanno creato diverse teorie e pensieri, infatti, molti vedono Castel del Monte come un capolavoro di stile, invece altri lo considerano un tempio di elevata spiritualità e mistero. Questo è dovuto anche al fatto che Castel del Monte risente del misticismo portato dalla forte personalità di Federico II.
Castellana Grotte, un paese dal sapore antico e singolare (i cui primi documenti risalgono al X secolo) appartenuto alle badesse del monastero di Conversano, si presenta con un centro storico ricco di chiese e splendidi palazzi gentilizi del XVIII secolo. A soli due Km dall’abitato, tra i tesori che la Puglia custodisce, sorgono le Grotte di Castellana, il complesso carsico più noto d’Italia, meta obbligata per chi vuole provare l’emozione del mistero e dell’avventura. Scoperte il 23 gennaio del 1938 dallo speleologo Franco Anelli, con un percorso di 3 Km, presentano un ambiente sotterraneo di particolare fascino e suggestione. Nelle segreta cavità del sottosuolo, a decine di metri di profondità, non ci vorrà molto a sentirsi i protagonisti di un avvincente viaggio nel tempo, tra drappeggi di alabastro, stalagmiti e stalattiti dai mille colori, laghetti sotterranei e stupende caverne, testimonianza delle civiltà preistoriche. Durante il percorso, della durata di circa tre ore, si potranno ammirare la Grotta Nera, il Cavernone dei Monumenti, il Cavernone della Civetta, la Cavernetta del Presepe e l’ultima meravigliosa scoperta: la Grotta Bianca, definita la più bella del mondo.
Fasano Proseguendo per altri 20 km lungo una strada panoramica si può raggiungere la Selva di Fasano, la quale ospita da venticinque anni lo Zoo-safari e il parco di Fasanolandia. Il parco è visitabile in automobile e si estende su una riserva di 80 ettari, dove è possibile trascorrere un’intera giornata ad ammirare le fiere e i tanti animali esotici (Sala Tropicale) in uno spazio suggestivo e pieno di attrazioni. Le otarie e i delfini stupiscono immancabilmente i visitatori con i loro scherzi e le straordinarie esibizioni. Non mancano le emozioni da brivido, offerte dalle montagne russe, dalla ruota panoramica, dallo slalom gigante, dal battello del Mississippi e dalle altre giostre.A pochi chilometri sorge Fasano, nata intorno al X secolo dopo la distruzione di Egnazia. Sopravvissuta alla caduta dell’Impero Romano, divenne sede vescovile in epoca paleocristiana. La campagna che circonda Fasano è ricca di masserie, immersa nel verde di querce, pini, uliveti e vigneti, e dolcemente accarezzata dalla brezza marina (Torre Canne, Savelletri).Il sottosuolo ospita anche qualche grotta naturale. Proseguendo per altri 11 km in direzione di Monopoli si giunge sulla costa adriatica, lungo la quale si alternano spiagge e scogliere lambite da acque verde smeraldo. Sul percorso s’incontra l’antica città romana di Egnazia, fondata nel XIII secolo A. C. e immortalata nei versi di Orazio. Oggi è un sito archeologico di grande valore storico-artistico. I primi insediamenti umani risalgono all’età del bronzo, nel VI sec. A.C. diventò una dimora messapica finché, nel 266, i romani imposero la loro dominazione. Fu poi Ottaviano Augusto a trasformare Egnazia in un porto che si affiancò a quello di Brindisi.Da visitare: il Museo, con testa in marmo del dio Attis e mosaico delle Tre Grazie; monumenti romani, paleocristiani e le acropoli (orario di visita: 08.30 – 13..30; 14.30 – 19.30). Poco distante, in località Capitolo, diversi lidi animano l’estate con i loro locali notturni (bar, discoteche, disco-pub). Proseguendo verso Nord si giunge a Monopoli, città portuale di tradizione marinara sin dall’epoca di Bizantini e Normanni.
Polignano a Mare è una cittadina pittoresca di origine greca che sorge su una scogliera di tufo, a picco sul mare e scavata da varie grotte carsiche, abitate nella preistoria. Dopo il dominio Bizantino e Longobardo, nel XVI secolo, Polignano appartenne a Venezia. Le molte terrazze che si affacciano sul mare offrono una suggestiva visione panoramica, uno spettacolo irripetibile.Dalle scogliere, altissime, si svolgono ogni anno gare di tuffi che impegnano atleti provenienti da tutto il mondo. La parte antica è raggiungibile attraverso la porta incastonata nel Palazzo Ducale. Passeggiando per i vicoli medievali del centro storico si giunge alla Chiesa Madre, con un bellissimo portale rinascimentale. A Polignano abbondano i negozietti di artigianato, i bar (è la patria del gelato artigianale) e i ristoranti (alcuni dei quali ricavati direttamente nella roccia). I caratteristici viottoli del centro storico sono animati, particolarmente in estate, da varie manifestazioni. La profondità e la limpidezza del mare, l’imponenza delle scogliere e i tanti punti d’aggregazione rendono Polignano un perfetto punto di incontro tra storia e modernità.Da visitare: la Grotta Palazzese, nota per l’intensa colorazione verde-azzurra; la Masseria Lamafico, sulla strada che collega Monopoli a Conversano, un chiaro esempio di masseria fortificata ma senza torre, con giardini e pozzo di stile orientale. Polignano dista 31 Km da Alberobello.
Monopoli dal greco Monos-polis, che significa città unica, singolare, era un villaggio che, come tanti nella Puglia Peucezia, doveva far da corona a Gnatia, emporium dell’Adriatico. L’etimo di Monopoli, nella sua accezione letterale di città unica, probabilmente fu coniato dopo il confluire, verso nord, degli abitanti di Gnatia, distrutta da Totila – Re dei Goti – nel 545 d.C.. Nei secoli successivi, come buona parte dell’Italia meridionale fu governatada Normanni, Bizantini e Svevi.Nel 1484, con l’arrivo dei Veneziani, cominciò per essa un periodo di notevole crescita economica, dovuta in particolar modo allo sviluppo delle attività del suo porto, situato in posizione strategica e considerato unico rifugio sicuro ed attrezzato fra Bari e Brindisi, nonchè sbocco di un vasto retroterra, ricco di prodotti richiesti su mercati esteri (olio, mandorle, carrube, vino) e centro importatore di numerose altre merci.E’ del 1530, con il concludersi della dominazione veneziana, il tentativo di trasformare Monopoli in Baronia o Marchesato; tentativo frustrato dalla decisa opposizione del popolo monopolitano che volle riscattarsi, pagando all’Imperatore 51.000 ducati d’oro. Ridiventata città libera sotto il governo spagnolo, nel 1545, sempre con pubblico denaro, Monopoli ampliò le sue mura di cinta e nel 1552 fu ingrandito e restaurato l’antico Castello di Enrico IV e Federico II, ad opera del Marchese Don Ferrante LOFFREDO su ordine di Carlo V.Alla dominazione spagnola che si concluse nel 1713 subentrò quella austriaca che terminò nel 1734, quando i Borboni si insediarono a Napoli per cingere la corona meridionale.Successivamente la città seguì tutte le vicissitudini che interessarono il Regno di Napoli, fino a quando nel 1860 fu annessa al regno d’Italia, seguendo le sorti di tutta la nazione.La costa, lunga circa 13 km, è bassa e frastagliata, con oltre 25 stupende calette e insenature, ampie distese sabbiose e molti tratti di spiaggia libera, si rende particolarmente adatta alla balneazione.Vi sono numerosi stabilimenti balneari tra cui si ricordano: S. Stefano (contrada S. Stefano, adiacente all’Abbazia di S. Stefano), Lido Pantano, Lido Sabbia d’Oro, Torre Cintola, Porto Giardino, Porto Ghiacciolo, Torre Egnatia, Le Macchie, Baia del Sol… Molti di questi stabilimenti si trovano nell’ormai rinomata località balnerare “Capitolo”, famosa per la sua frizzante vita notturna, a circa 6 Km dal centro della città.Tra i principali monumenti: il Castello Carlo V (XVI secolo), l’Ospedale Gerosolomitano (fondato nel 1350 dal Sovrano Militare Ordine di Malta come Commenda di San Giovanni di Monopoli, sito nel centro storico in largo San Giovanni con omonima chiesa.), Palazzo Palmieri (sec. XVIII), la biblioteca comunale “Prospero Rendella”, l’Abbazia di Santo Stefano, i resti delle Mura di Cinta, Piazza Vittorio Emanuele (XIX secolo), la Villa Comunale. Da non dimenticare le numerose cripte e chiese del centro storico, i musei (museo Meo-Evoli, museo Egnazia, museo diocesano) e le numerose masserie fortificate e ville patrizie nell’agro monopolitano.
Matera, con uno dei centri storici più affascinanti del mondo, rappresenta una delle più particolari forme di adattamento da parte dell’uomo; infatti, con un substrato abitativo consistente in grotte scavate nel masso tufaceo, Matera possiede uno dei centri più antichi del mondo risalenti al paleolitico. I suoi antichi rioni, denominati Sassi di Matera, sono una scultura gigantesca, un miracolo urbanistico nel quale è possibile denotare tantissimi elementi che si riferiscono alle varie vicende storiche succedutesi nel corso dei secoli. Oggi quasi totalmente disabitati, i Sassi di Matera ospitavano circa 15.000 persone sino al 1952, anno in cui lo Stato ne decretò lo sfollamento per motivi igienico-sanitari. La struttura urbana, scavata nel tufo della Gravina di Matera, risulta unica nel suo genere, con un intricato sistema di vicoli, scale, grotte, archi, orti, terrazze e comignoli. Particolare è anche la gestione del sistema idraulico e la costruzione di cisterne completamente scavate nel terreno che permetteva agli abitanti di Matera di conservare l’acqua fresca. Qui si comprende come gli abitanti di Matera siano man mano risaliti dalle grotte-rifugio anteponendovi facciate, costruendo tetti che organizzava in piccoli orti pensili; un condensato storico artistico di spazi ricavati nella calcarenite, ovvero nella pietra chiamata tufo dagli abitanti di Matera.Alla fine del 1993 i Sassi di Matera furono dichiarati dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità da tramandare alle generazioni future” ed elencati tra le 395 meraviglie del mondo. Nel 1994 Matera ha ottenuto il Premio dell’Unione Europea per la migliore programmazione urbana territoriale. Grazie a queste peculiarità il centro storico di Matera è anche definita “città sotteranea”. Molte sono le chiese a Matera edificate dal XIII secolo al XIX, maggiormente in stile barocco, dimostrando come, parallelamente alle laure e le grotte, si sviluppava una vita già cittadina.A Matera (55.000 abitanti), ad oggi si possono osservare sia le varie influenze storiche, che le nuove realizzazioni nella “nuova” Matera. Usciti dall’area dei Sassi di Matera, ci si affaccia nell’entroterra dalle caratteristiche contrastanti e sorprendenti con piccole case di campagna, grandi masserie, e piccoli centri abitati situati sulle cime dei monti.Da visitare il Parco delle Chiese Rupestri del territorio di Matera, con oltre 8.000 ettari di superficie, che nasconde ricchezze naturalistiche e testimonianze storiche impensate, dove si possono osservare rocce nude e brulle con una bassa vegetazione e profonde ed irregolari incisioni del territorio, le cosiddette “gravine” di Matera, dove si possono trovare forme di sfruttamento della roccia calcarenitica da parte degli abitanti di Matera.